Shrinkflation: nuove etichette grazie al DDL Concorrenza

L’articolo 23 della Legge 16 dicembre 2024, n. 193 (Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023) ha introdotto l’articolo 15-bis all’interno del D.lgs.  206/2005 (Codice del Consumo), rubricato “Disposizioni in materia di riporzionamento dei prodotti preconfezionati”.

Tale disposizione mira a garantire trasparenza in relazione al fenomeno della cosiddetta “shrinkflation”, che consiste nella riduzione da parte delle aziende della quantità di prodotto venduto a fronte del mantenimento invariato del prezzo e del confezionamento originario, con conseguente aumento del prezzo per unità di misura.

Il nuovo articolo 15-bis, applicabile dal 1° aprile 2025, prevede, per i produttori che immettono in commercio articoli di consumo, un obbligo informativo circa la riduzione di quantità nominale dei prodotti. Tale obbligo, da rispettare per i primi sei mesi dall’immissione in commercio del prodotto, deve essere adempiuto tramite l’applicazione nel campo visivo principale della confezione di vendita o in un’etichetta adesiva della seguente dicitura: Questa confezione contiene un prodotto inferiore di X (unità di misura) rispetto alla precedente quantità.

In caso di violazione di tale previsione sono applicabili le sanzioni previste dall’art. 17 del Codice del Consumo, il quale rimanda all’art. 22, comma 3 del D.lgs. 114/1998, che prevede una sanzione amministrativa da 516,46 a 3098,74 euro.

L’art. 15-bis avrebbe dovuto essere notificato alla Commissione Europea ai sensi della Direttiva (UE) 2015/1535. Quest’ultima definisce infatti una procedura che impone agli Stati membri l’obbligo di notificare alla Commissione tutti i progetti di regolamentazioni tecniche riguardanti prodotti e servizi della società dell’informazione, prima che vengano adottati nella legislazione nazionale. Tuttavia, la versione finale della disposizione non è stata notificata.

Come conseguenza della mancata notifica alla Commissione, in caso di contestata violazione di questa nuova disposizione, i privati potrebbero chiedere al giudice nazionale di disapplicarla.

Contenuto a cura dell’Avv. Elisa Maria Babbini

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