Le Società Benefit (SB) continuano a rappresentare un modello imprenditoriale in forte crescita in Italia, integrando l’obiettivo del profitto con la creazione di valore condiviso per la società e l’ambiente. Introdotte in Italia nel 2016 – con l’entrata in vigore della Legge 28 dicembre 2015, n. 208, commi 376-384, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 302 del 30 dicembre 2015 – come primo paese in Europa e secondo al mondo dopo gli Stati Uniti, le Società Benefit hanno visto un incremento significativo nel loro numero, raggiungendo secondo la Ricerca Nazionale sulle Società Benefit 2025, le 4.593 unità alla fine del 2024. Questa crescita si traduce in un’incidenza dell’1,57 per mille sul totale delle società registrate. Sotto il profilo occupazionale, le Società Benefit superano i 217.000 addetti, e il valore della produzione si attesta sui 62 miliardi di euro, pari al 2,2% della produzione totale delle società registrate in Italia.
La Ricerca Nazionale sulle Società Benefit 2025, curata dal Research Department di Intesa Sanpaolo in collaborazione con NATIVA, InfoCamere, l’Università di Padova, la Camera di commercio di Brindisi-Taranto e Assobenefit, conferma la dinamicità di queste aziende, evidenziando come, nel periodo 2021-2023, abbiano registrato una crescita mediana del fatturato del 26%, superiore al 15,4% delle non-benefit. La Ricerca 2025 evidenzia inoltre l’efficacia delle Società Benefit nel sostegno all’occupazione e al reddito, rappresentando un modello di riferimento per una trasformazione del fare impresa orientata a paradigmi più evoluti e inclusivi.
Appare quindi utile riepilogare qui di seguito le finalità e caratteristiche di questo interessante modello imprenditoriale.
Obiettivi e caratteristiche fondamentali di una Società Benefit
Le Società Benefit si distinguono per un duplice scopo: generare profitto e perseguire uno o più obiettivi specifici di beneficio comune. Questi obiettivi devono essere indicati in modo preciso nell’oggetto sociale della società. La gestione della Società Benefit deve essere orientata al bilanciamento tra l’interesse dei soci e l’interesse di coloro sui quali l’attività sociale può avere un impatto.
Il beneficio comune è definito come il perseguimento di uno o più effetti positivi, o la riduzione di effetti negativi, nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni e altri portatori di interesse come lavoratori, clienti, fornitori, finanziatori, creditori, pubblica amministrazione e società civile.
Costituzione e denominazione
Le finalità di beneficio comune possono essere perseguite da qualsiasi tipo di società previsto dal codice civile (libro V, titoli V e VI), nel rispetto della relativa disciplina. Le società esistenti che intendono diventare Società Benefit devono modificare il proprio atto costitutivo o statuto, seguendo le procedure previste per il tipo di società di appartenenza.
Una Società Benefit può aggiungere alla propria denominazione sociale le parole “Società benefit” o l’abbreviazione “SB” e utilizzare tale denominazione nella propria documentazione e nelle comunicazioni.
Gestione e responsabilità
La Società Benefit deve essere amministrata in modo da bilanciare l’interesse dei soci, il perseguimento delle finalità di beneficio comune e gli interessi degli altri portatori di interesse, in conformità con quanto stabilito dallo statuto. È inoltre previsto che la società individui uno o più soggetti responsabili a cui affidare funzioni e compiti specifici per il raggiungimento di tali finalità. L’inosservanza degli obblighi di bilanciamento degli interessi può costituire inadempimento dei doveri degli amministratori, con le conseguenti responsabilità previste dal codice civile per il tipo di società in questione.
Rendicontazione e valutazione dell’impatto
Una Società Benefit è tenuta a redigere annualmente una relazione sul perseguimento del beneficio comune, da allegare al bilancio societario. Questa relazione deve includere:
- La descrizione degli obiettivi specifici, delle modalità e delle azioni attuate per il perseguimento delle finalità di beneficio comune, nonché eventuali circostanze che abbiano ostacolato tale percorso.
- La valutazione dell’impatto generato, utilizzando uno standard di valutazione esterno con le caratteristiche descritte nell’allegato 4 della legge. Questo standard deve essere esauriente, sviluppato da un ente indipendente, credibile e trasparente. I criteri di valutazione e le informazioni sull’ente sviluppatore devono essere pubblici. La valutazione deve comprendere le aree di valutazione identificate nell’allegato 5 della legge.
- Una sezione dedicata alla descrizione dei nuovi obiettivi che la società intende perseguire nell’esercizio successivo.
La relazione annuale deve essere pubblicata sul sito internet della società, se esistente. Per tutelare i beneficiari, alcuni dati finanziari possono essere omessi.
La valutazione dell’impatto deve necessariamente comprendere le seguenti aree di analisi:
- Governo d’impresa: trasparenza e responsabilità nel perseguimento delle finalità di beneficio comune, coinvolgimento dei portatori d’interesse e trasparenza delle politiche.
- Lavoratori: relazioni con dipendenti e collaboratori in termini di retribuzioni, benefit, formazione, ambiente di lavoro, sicurezza e flessibilità.
- Altri portatori d’interesse: relazioni con fornitori, territorio e comunità locali, volontariato, donazioni, attività culturali e sociali, supporto allo sviluppo locale e della catena di fornitura.
- Ambiente: impatti della società in termini di utilizzo di risorse, energia, materie prime, processi produttivi e logistici, ciclo di vita dei prodotti e servizi.
Vantaggi reputazionali
Qualsiasi tipo di società – di persone, di capitali o cooperativa – può scegliere di adottare la forma di società benefit, indipendentemente dalle sue dimensioni. Questa opzione risulta particolarmente interessante, in special modo per le piccole e medie imprese, che costituiscono la spina dorsale del tessuto imprenditoriale italiano. Diventare società benefit significa abbracciare una visione dell’attività d’impresa come motore di creazione di valore non solo economico, ma anche sociale e territoriale, una prospettiva che le PMI possono efficacemente rappresentare anche in ragione della loro vicinanza al territorio. Alla qualifica di società benefit si collegano diversi vantaggi: un miglioramento della reputazione come realtà capace di rispondere alle esigenze di un mercato sempre più sensibile alle questioni ambientali e sociali; l’opportunità di misurare e comunicare l’impatto positivo non finanziario generato; una maggiore attrattività nei confronti di nuovi talenti; e un incentivo al miglioramento continuo, grazie all’attenzione costante alle proprie performance a 360 gradi. Infine, l’impegno verso tematiche ambientali e sociali, che è proprio della società benefit, rappresenterà un elemento sempre più rilevante nei rapporti con banche e investitori finanziari.
Mancato perseguimento del beneficio comune
Ma attenzione, dalla scelta di divenire Società Benefit conseguono anche possibili sanzioni in caso di mancato rispetto della relativa normativa.
Nel caso in cui una Società Benefit non persegua effettivamente le finalità di beneficio comune, essa è difatti soggetta alle disposizioni in materia di pubblicità ingannevole (D.Lgs. 145/2007) e del codice del consumo (D.Lgs. 206/2005). L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è responsabile della vigilanza in materia, nei limiti delle risorse disponibili.
In conclusione, sebbene dal punto di vista formale “nascere” o trasformarsi in società benefit sia un passaggio relativamente semplice, si tratta comunque di una scelta di grande rilevanza, destinata a coinvolgere l’intera organizzazione aziendale e che richiede l’attuazione di azioni concrete volte al perseguimento del beneficio comune.
Contenuto a cura dell’Avv. Daniele Giombini