Il settore legale sta affrontando una vera rivoluzione con l’avvento delle cripto-attività, che richiede competenze giuridiche e tecnologiche avanzate per emittenti e gestori. Il Regolamento (UE) 2023/1114, noto come MiCAR (mercati delle cripto-attività), entrato in vigore il 30 dicembre 2024, introduce nell’Unione Europea una disciplina armonizzata per l’emissione e la gestione di cripto-attività non regolamentate da altre leggi dell’UE. A ciò si aggiungono le regolamentazioni Nis2 e Digital Operational Resilience Act (Dora), che ridefiniscono la sicurezza delle infrastrutture critiche e la resilienza operativa del settore finanziario.
Il nostro partner Avv. Claudio Bonora e il nostro associate Avv. Gianmaria Pesce hanno di recente analizzato le criticità della nuova disciplina sulle pagine di ItaliaOggi:
“Rispetto al Regolamento MiCAR e agli oneri legati all’autorizzazione ad operare ed alla trasparenza evidenziamo come la circostanza che gli emittenti di cripto-attività debbano ottenere un’autorizzazione per operare implichi un processo lungo e costoso che può essere particolarmente gravoso per le start-up e le PMI italiane, usualmente non abituate a confrontarsi con le Autorità di regolamentazione.
L’adempimento agli obblighi di conformità sotto il regolamento già in vigore si traduce di fatto in aumenti significativi di costi legali, di consulenza ed operativi. Ad esempio, il monitoraggio continuo, l’obbligo di trasparenza e la gestione del rischio possono richiedere risorse umane e tecnologiche aggiuntive, che non tutte le aziende possono sostenere, specialmente in un mercato come quello italiano dove le pmi sono numerose.
In generale, come già evidenziato, si ritiene che un’eccessiva regolamentazione potrebbe scoraggiare l’innovazione nel settore delle cripto-attività in Italia”.
“Per quanto riguarda, invece, il Dora, rileviamo che, rispetto alle necessità di adeguamento richieste dalla normativa, le entità finanziarie italiane dovranno investire in infrastrutture ICT più resilienti, inclusi aggiornamenti di software, hardware, e procedure per la gestione dei rischi informatici. Questo rappresenta certamente un onere finanziario aggiuntivo rispetto all’operatività fino ad ora intesa, ma si rivolge ad una platea di attori, cioè le entità finanziarie, che, normalmente, non sono strutturati quali PMI ed hanno quindi una diversa capacità di assorbimento dei relativi costi.
Per il momento abbiamo avuto modo di confrontarci maggiormente con l’attività pareristica volta ad individuare le aree di attività dei nostri clienti in cui è necessario maggiormente intervenire per rendersi conformi alla normativa.
Conosciamo l’esistenza di studi legali che hanno ritenuto opportuno integrarsi con strutture che prestano servizi nel campo dell’innovazione tecnologica, ma questa non è la nostra scelta”.
Le nuove normative MiCAR e Dora presentano sfide significative per le aziende italiane, in particolare per le PMI e le start-up, a causa dei costi di conformità e della necessità di adeguamento tecnologico. È fondamentale che le aziende comprendano appieno la portata di questi nuovi requisiti e si preparino adeguatamente per garantire la conformità e la competitività nel mercato.